Un tributo doveroso a coloro i quali costruiscono i nostri gioeillini.
Io sono di parte, e forse mi prenderete per pazzo, ma il fatto che sia "Made in Poland" è stato uno dei motivi per cui ho comprato la 500.....del resto son di parte.
Viaggio nella fabbrica Fiat dove nasce la Cinquecento
Nello stabilimento polacco si gioca il futuro dell'ultima «vetturetta» del Lingotto. Produzione intensiva, ciclo continuo, pace sociale. Con condizioni di lavoro simili a quelle della Mirafiori di Valletta e un welfare made in Fiat che offre agli operai di Tychy il «privilegio» della mutua. In cambio della fedeltà assoluta.
Visto da dentro la cabina di verniciatura della nuova Cinquecento, a Tychy, nel cuore di una Slesia nata nel carbone e cresciuta nella produzione automobilistica, il miracolo Fiat richiama alla mente immagini e riflessioni che hanno a che fare con il '900, più che con il futuro «postindustriale». Le temperature africane si avvicinano ai 40 gradi, in quest'estate impazzita per mano umana. I robot che affollano lastratura, verniciatura e montaggio finale sono surriscaldati, potrebbe bastare il flash del fotografo a bloccare l'impianto e far scattare i getti d'acqua antincendio.
Il direttore dello stabilimento polacco, Zdzislaw Arlet, per rispondere alle proteste dei lavoratori dice al giornalista italiano che «in Polonia fa freddo e perciò nei reparti è previsto il riscaldamento mentre in Italia, dove fa caldo, c'è l'aria condizionata. Sarebbe troppo costoso climatizzare 300 mila metri quadrati di capannoni. Per pochi giorni si può sopportare, pensi a chi lavora in fonderia o in miniera». Non è colpa della Fiat se il tempo dà di matto, ma passerà, «due settimane di calura ma da lunedì iniziano le ferie». Chissà che ne pensano gli operai al lavoro dentro la cabina surriscaldata. Sembrano astronauti, con tutone spaziali e maschere integrali, impegnati a spruzzare vernice là dove i robot non arrivano.
Dal fondo del tunnel escono, una dopo l'altra, le nuove vetture, colorate come cliente ordina e pronte per l'ultima personalizzazione, comprensiva di adesivi a strisce o a pois che portano a più di mezzo milione le possibilità di scelta per colore, bande, motorizzazioni, optional e quant'altro la fantasia del popolo automobilista possa desiderare. Il massimo della flessibilità nell'offerta presuppone il massimo di flessibilità lavorativa. Su questo terreno la Fiat è a buon punto, non solo in Polonia. Ma la modernità bussa alla porta di Tychy e già a fine novembre entrerà in funzione un nuovo reparto di verniciatura che da un punto ambientale (esterno e interno) «non ha paragoni», non soltanto in quest'area di produzione automobilistica centro-orientale d'Europa che dalla Slovacchia risale la Polonia e si allarga a Cechia, Slovenia e Ungheria.
Umani e robot
La lastratura, a Tychy, è già al top dell'automazione. I 3.600 punti di saldatura sono compito dei robot. Il montaggio invece è classico, alla catena gli operai continuano a fare quel che han sempre fatto, assemblano a mano plance, portiere, ruote, cerchioni, insomma le mille componenti della carrozzeria. Magari le cose vanno un po' meglio che in passato da un punto di vista ergonometrico, con qualche montaggio fuori linea. Ma la catena è la catena, un vincolo, con battute - il tempo di durata della mansione che si ripete sempre uguale a se stessa - al di sotto del minuto. Ogni 45 secondi esce dalle linee una Cinquecento «base», le più ricche impiegano il doppio, un minuto e mezzo.
Al montaggio si concentra la maggioranza dei 4.200 dipendenti impegnati nella costruzione di tre modelli. Cinquecento, naturalmente, 59.000 esemplari previsti nell'anno in corso, anche se la domanda incalza di più non si può fare e per arrivare alle 120.000 unità saranno necessarie nuove assunzioni, fino a 1.700 dicono il direttore Arlet e il capo del personale Andrzej Pietra.
Si corre e certo non si marca visita, il tasso di assenteismo è meno che fisiologico, l'1,8%. A Tychy si spera anche nella tenuta complessiva del sistema. Due recenti black out elettrici sono stati provocati da un coniglio e da un'anatra finiti per caso, e purtroppo per tutti, arrostiti sull'alta tensione. Un black out di appena 0,7 secondi ha provocato un fermo impianti di tre ore.
Baricentro industriale
A Tychy si lavora su tre turni di otto ore per sei giorni settimanali (il sabato è calcolato come straordinario, lo fanno tutti per arrotondare lo stipendio ). I dipendenti arrivano con i pullman Fiat dai paesi e dalle campagne nell'arco di 50 chilometri, un migliaio direttamente da Bielsko Biala dove c'è il vecchio stabilimento Fiat in cui si produceva la 126, la piccola vettura che ha motorizzato la Polonia. Ora in quella fabbrica - è l'unica joint venture 50-50 tra il Lingotto e la Gm sopravvissuta al divorzio - si è insediata la Powertrain che costruisce i motori diesel per la Fiat e per altri marchi. I motori a benzina per le nuove vetture, invece, vengono da Mirafiori.
I salari a Tychy sono molto variabili: il salario medio è di 871 euro, per gli operai scende a 659. I nuovi assunti con contratto a termine iniziano con uno stipendio di appena 392 euro che, dopo tre mesi, se confermati, sale a 497 euro. Dopo due contratti a termine diventa obbligatoria l'assunzione a tempo indeterminato, ma il passaggio non è automatico. Le donne sono appena il 17% della forza lavoro, in diminuzione con le ultime massicce assunzioni. Quando c'è stato l'ultimo sciopero importante? Il direttore sgrana gli occhi: «Scioperi? Non ne ricordo dopo il '92, quando la protesta era contro la privatizzazione della fabbrica». La formazione del personale avviene in loco, salvo un certo numero di stage a Mirafiori e in altri stabilimenti italiani, che riguardano soprattutto ingegneri e personale specializzato. E siccome l'orgoglio polacco si fa sentire - «siamo i migliori in Fiat e in Polonia per qualità», abbiamo sentito ripetere a dirigenti, sindacalisti e operai - Arlet specifica che «i nostri vanno a dare una mano in Italia».
La Panda vende bene, gli ordini della Cinquecento crescono e per rispondere alla domanda non è più sufficiente intensificare i ritmi. C'è chi sogna una modifica del sistema di turnazione e si comincia a parlare di lavoro anche la domenica, il «giorno del Signore» che in Polonia vuol dire qualcosa. Ma già si lavora su sette giorni in tutta la manutenzione. Allora, il primo provvedimento per far crescere la produzione contrattato con i sette sindacati riconosciuti è la riduzione delle ferie estive da tre a due settimane, solo 15 giorni a partire da lunedì prossimo. E la settimana perduta, sarà recuperata nel corso dell'anno? «Sarà retribuita», risponde il capo del personale.
Fonte http://lotteoperaie.splinder.com
Kocham Polska....